CALTANISSETTA, ESITO INDAGINI “SPASIMO DI SICILIA”

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CALTANISSETTA, ESITO INDAGINI “SPASIMO DI SICILIA”

È stata inaugurata questo pomeriggio al Museo Diocesano di Caltanissetta, la mostra “Lo Spasimo e gli Spasimi di Sicilia”, promossa dall’assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, unitamente alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta.

La Mostra, incentrata sulla presentazione di capolavori di Scuola raffaelliana, ha un grande valore, rappresentando un punto di contatto tra l’Arte e la Storia, tra la religiosità del popolo nisseno e le evocazioni di profondo significato religioso che si riscontrano nelle opere esposte: «L’idea nasce con l’obiettivo di promuovere e dare impulso al nostro patrimonio artistico e di consolidarlo nel territorio – spiega la soprintendente ai Beni Culturali di Caltanissetta Rosalba Panvini – l’evento, inoltre, viene presentato in un momento particolarmente significativo per la società, ovvero durante le Celebrazioni della Settimana Santa, che hanno un notevole valore storico, ma anche etno-antropologico, legato alla tradizione popolare nissena delle Miniere di zolfo, spina dorsale dell’economia del territorio provinciale di Caltanissetta».

Durante la cerimonia – che ha visto la presenza di Sua Eccellenza mons. Mario Russotto, dell’assessore regionale ai Beni Culturali Gaetano Armao, del dirigente generale Gesualdo Campo, della soprintendente Rosalba Panvini e del dirigente Servizio dei Beni storico-artistici ed etno-antropologici di Caltanissetta Cris Nucera – sono stati illustrati i risultati relativi alle indagini effettuate sulla tavola “L’Andata al Calvario” (Lo Spasimo) di Caltanissetta, che da anni è al centro di un dibattito relativo alla paternità dell’Opera. La tavola, infatti, che porta la firma “R.Urbinas” e che ha lo stesso tema iconografico dell’opera esposta al Prado di Madrid, è stata attribuita da diversi critici alla mano di Raffaello. Per fugare ogni dubbio, gli esperti del Centro regionale per il restauro di Palermo, l’hanno sottoposta alla datazione al carbonio 14, a quella dendronologica, all’analisi spettroscopica sul legno agli ultravioletti, alla fluorescenza ai raggi X e alla Tac.

RISULTATI – L’opera proviene dal Monastero di Santa Croce di Caltanissetta ed è conservata, oggi, presso il Museo Diocesano: «Le vicende e le polemiche che hanno accompagnato da secoli questo dipinto, forse, non dirimono le ombre e i dubbi circa l’attribuzione o meno al grande Maestro Raffaello Sanzio – ha spiegato l’architetto Nucera – i ripetuti restauri, non sempre ben eseguiti in periodi precedenti, inoltre, hanno rischiato di alterare la leggibilità dell’opera, alimentando ulteriori dibattiti». Dai risultati emerge che la qualità pittorica della Tavola nissena si discosta alquanto dalle opere di Raffaello: «Il Maestro – continua la Panvini – costruisce le sue immagini con una più rigorosa osservanza del disegno di tradizione fiorentina, mentre le figure della Tavola nissena sono costruite con tocchi di pennello secondo uno stile che si svilupperà nell’area meridionale con Polidoro da Caravaggio e i suoi seguaci, cosa che fa propendere per una datazione intorno alla seconda metà del XVI secolo».

Prova della infondatezza della tesi della paternità raffaellesca dello “Spasimo” di Caltanissetta è anche la differenza delle dimensioni: «La Tavola nissena misura 128×92 centimetri, molto piccola quindi rispetto a quella del Prado che è di 318×229 centimetri – aggiunge Nucera – non ha senso, infatti, creare una copia ingrandita e più accurata nei particolari per sostituirne una originale dalla quale avrebbe dovuto essere indistinguibile. Inoltre, la firma sulle opere di Raffaello non è una sigla inconfondibile dell’artista, ma un’iscrizione in lettere capitali, che potrebbe essere stata apposta non dal Maestro di proprio pugno, ma da un aiuto, come per intendere un’apposizione di un marchio di garanzia nel senso che l’opera possa esser stata realizzata sotto la supervisione del Maestro».