Università, ecco i tagli

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Università, ecco i tagli

L’Università di Catania comincia a fare i conti con i tagli al Fondo di finanziamento ordinario previsti, per tutti gli Atenei pubblici italiani, nell’arco del prossimo triennio,

così come hanno stabilito il Governo e il Parlamento con la legge 133 del 2008. L’amministrazione guidata dal rettore Antonino Recca ha infatti preventivato un ammanco sul contributo statale, a regime, tra i 18 e i 20 milioni sul proprio Ffo, soldi finora impiegati per garantire il funzionamento di tutte le attività universitarie: di gestione, didattiche, di ricerca, per il diritto allo studio e le relazioni internazionali, ecc. Gli organi di governo dell’Ateneo catanese hanno preso atto delle difficoltà imminenti, e hanno sposato una linea di condotta improntata alla razionalizzazione delle spese e all’incremento, ove possibile, delle entrate, fatta salva l’intenzione di non voler gravare eccessivamente sulle spalle degli studenti e delle loro famiglie.

Un primo provvedimento in tal senso è stato approvato dal Consiglio di amministrazione dell’Università etnea, nella seduta di giovedì 28 maggio, attraverso una significativa rideterminazione delle indennità di carica dei vertici istituzionali universitari, i cui oneri sono a carico del bilancio dell’Ateneo. “Considerato il perdurare della graver situazione finanziaria del sistema universitario italiano – si legge nella delibera adottata dal Cda, sulla quale si era espresso positivamente anche il Senato accademico – il rettore ha proposto, con decorrenza dal 1° novembre 2009, il ridimensionamento del 30% della misura dell’indennità di carica spettante a se stesso e agli altri organi previsti dal regolamento per l’amministrazione, contabilità e finanza (pro-rettore, presidi di facoltà, direttori di dipartimento, presidenti dei centri di gestione amministrativa di facoltà, presidenti di centri di servizio)”. Ciò consentirà di ottenere risparmi di spesa per una somma pari a circa 500 mila euro annui, da destinare ad altre voci legate al funzionamento dell’Ateneo e per iniziative a sostegno del diritto allo studio.

Contestualmente, dopo anni di sostanziale stabilità dell’importo di tasse e contributi, gli organi collegiali di governo dell’Ateneo hanno varato una “manovrina” riguardante la ridefinizione di tasse e contributi studenteschi per l’a.a. 2009-2010, che ha recepito alcuni ementamenti proposti dai rappresentanti degli studenti. A seguito di questo provvedimento, l’importo complessivo della prima rata (nella quale sono compresi 85€ di tassa regionale per il diritto allo studio, stabilita dalla legge finanziaria della Regione siciliana, e 14,62 € per l’assolvimento virtuale dell’imposta di bollo) crescerà pertanto da 282,06 euro (a.a. 2008-2009) a 289,62 euro (+ 7,56€).

E’ stata decisa inoltre una maggiorazione del contributo (seconda rata) – graduato secondo criteri di equità in funzione della condizione economica dello studente, anche al fine di tutelare i soggetti di più disagiata condizione economica -, attraverso modesti arrotondamenti del coefficiente di maggiorazione unitario (cioè dell’aumento da applicare per ogni migliaio di euro in più). E’ stato inoltre elevato – su richiesta degli studenti – il tetto di reddito per rientrare nella quarta fascia, da un valore di Ice (Indicatore della condizione economica dello studente) di 50 mila euro a 53 mila euro; elevato, di conseguenza, il valore minimo dell’ultima fascia (V), da 51 mila euro a 54 mila euro. Poiché il gettito superiore preventivato dall’Ateneo relativamente a questi aumenti dovrebbe essere pari a 2 milioni di euro, qualora esso – a consuntivo – dovesse superare effettivamente tale cifra, il rettore si è impegnato a destinare tutta la parte eccedente esclusivamente per interventi sul diritto allo studio.